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Nel 1978 Massimo Osti, giovane graphic designer bolognese che sarebbe diventato il "padrino dello sportswear urbano", cambiò il nome del suo marchio Chester Perry, fondato nel 1971 e famoso per le sue t-shirt con le stampe, in C.P. Company.

Per oltre 45 anni il marchio ha continuato a essere pioniere dell'ibridazione di modelli d'archivio di abbigliamento sportivo e da lavoro, combinandoli con tessuto italiano innovativo, fortemente ricercato e all'avanguardia.

C.P. Company promette ai suoi clienti un capo di design sofisticato ma easy-to-wear, che parla il linguaggio della funzionalità e dove i desideri dei clienti sono soddisfatti dalla comprensione delle qualità intrinseche del capo piuttosto che da un'idea immateriale del "luxury ", del " lifestyle" o dell’“aspirazione”.

 Garment dyeing “Tintura in capo” è il nome dato a un processo inventato da Massimo Osti e dai suoi collaboratori per C.P. Company nei primi anni '70, in base al quale un indumento, solitamente realizzato in tessuto non colorato bianco o grezzo, viene tinto solo nella fase di produzione finale, in contrasto con il metodo convenzionale di produzione di capi a partire da tessuti pre-colorati.

Seppure la tecnica della tintura in capo esistesse già da tempo, Massimo Osti e i suoi collaboratori sono stati i primi a provare la tecnica su capi realizzati con più tessuti o tipi di fibre. Questo processo, che sembra quasi alchemico per chi lo testimonia in prima persona, produce una profondità cromatica e una intensità, impossibili da ottenere con il tessuto pre-colorato, oltre a migliorare le caratteristiche del materiale del tessuto.

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